Su Vicenza Today si legge un articolo sulle bellezze e sulle emozioni che le Grotte di Oliero permettono ai visitatori
In quel della Valstagna, le Grotte di Oliero sono uno dei complessi cavernicoli più emozionanti del Nord Est, facenti da serbatoio a quasi tutta l’acqua che scende dall’Altopiano di Asiago.
Si parla dei ben quattro quinti della distribuzione acquea che arriva ai sette comuni e che si inabissa in un modello carsico, con un percorso sotterraneo idrico della durata di circa mezza giornata.
Da lì parte il fiume Oliero, cui le grotte fanno da sorgenti: 8 milioni di metri cubi di acqua al giorno le rivelano una delle più importanti sorgenti delle valchiusane d’Europa.
La sorgente valchiusana è, secondo il Glossario Internazionale di Idrologia, una “sorgente in regioni carsiche controllata da un sifone naturale e che sgorga in modo intermittente: la definizione prende il nome dalla Fonte di Valchiusa in Francia, la sorgente posta ai piedi del monte Ventoso, per significare che le acque derivano e variano dalla raccolta delle stesse provenienti da un sistema montuoso sovrastante di tipo carsico.
Ci sono, come si dice in dialetto, quattro “covoli”, vale a dire quattro sbocchi, di cui due sono però secchi (il covolo degli assassini o degli Ezzelini e il covolo delle soree) e due sono percorsi: dal principale di questi due (il covolo dei Siori o Grotta di Parolini) si può accedere con delle barche all’interno delle grotte stesse.
La Grotta Parolini, che fu scoperta da Alberto Parolini nel 1822, è accessibile al pubblico dal 1832, ossia quasi da due secoli: essa è lunga 90 metri e larga circa venti; il lago d’acqua ha una profondità massima di 13 metri ed il sifone dovrebbe essere lungo 8 chilometri, ma solo due e mezzo sono stati esplorati.
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