“Festeggiare il compleanno in classe – ha proseguito – è da sempre motivo di inclusione, così come raccogliere fondi attraverso la vendita di torte è evento che crea spirito di appartenenza e rafforza la partecipazione della famiglie ai problemi reali e, a volte anche materiali, della scuola. Oppure le feste di Natale, che hanno fatto conoscere tradizioni da condividere, senza mettere in gioco la religiosità più profonda”.
“Sono esempi di momenti di vita scolastica che hanno sempre avuto come protagoniste le torte o, in senso più lato, la condivisione della tavola e del cibo, non come freddo prodotto confezionato, ma in quanto frutto del tempo che mamme, nonne o, alle volte anche, i papà dedicano ai bimbi e alla comunità scolastica”.
“Non mi sono noti casi di avvelenamento – ha proseguito Donazzan – e per quanto riguarda allergie e intolleranze alimentari, che sembrano essere il vero motivo del divieto, va detto che bambini e famiglie sono molto preparati e consapevoli dei pericoli, tanto che sempre più spesso i dolciumi sono previsti in ambiente scolastico con tutte le accortezze del caso. Del resto, analoghe precauzioni valgono anche per la mensa scolastica”.
“Genitori e insegnanti sanno che la vita nella scuola non può essere diversa dalla vita fuori dalla scuola, anzi è proprio a scuola che si può vivere la dimensione comunitaria stando dentro le regole e introiettandone il significato. Regole che poi serviranno soprattutto fuori dai luoghi protetti. Invito ad affrontare il problema non solo in termini di responsabilità, ma soprattutto di buon senso”.
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