il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, a Parigi, ha consegnato all’Unesco una proposta sicuramente singolare . Chiede i Caschi Blu una task force dell’Onu per salvaguardare l’ambiente Avremo i caschi blu a difendere i nostri fiumi dalle centraline idroelettriche ?
Ecco l’intervista al Ministro : In un periodo dominato dalle emergenze, da buchi neri di inquinamento che si aprono all’improvviso, lei propone un’idea controcorrente, orientata alla crescita delle eccellenze. Avrà successo?
“I primi contatti, ancora informali, con l’Unesco sono stati molto incoraggianti”, risponde Costa. “La nostra è una proposta italiana: in questo campo abbiamo uno straordinario patrimonio di competenze e professionalità che vanno dalle università a tanti centri di ricerca, dall’Ispra ai carabinieri forestali di cui ho qualche esperienza essendo stato comandante regionale della Campania. Sarebbe egoista e miope pensare di tenerle solo per noi”.
Vuole mettere il casco verde ai professori?
“Credo che molti di loro sarebbero felici di dare un contributo al sostegno di aree naturali in altri Paesi per aiutare le autonome scelte di quei governi. Si tratta di migliorare la formazione e l’informazione, di rendere evidenti le opportunità, di far crescere la buona economia che si pone in sinergia con la natura. L’obiettivo dei caschi verdi non è rimediare ai disastri ambientali, per quello ci sono già i caschi blu. Noi vogliamo creare una rete di competenze in grado di difendere e sostenere le aree verdi del pianeta”.
Chi farà parte di questa rete?
“Penso che avremo molti compagni di viaggio. Il primo a cui mi rivolgerò, anche per motivi di cortesia istituzionale visto che sono a Parigi, è il mio collega francese Nicolas Hulot, che ha sempre manifestato grande interesse per questo tema”.
L’Unesco nasce per proteggere il patrimonio culturale dell’umanità. Negli ultimi anni la sua sfera di interesse è cresciuta abbracciando aree geografiche e parchi. L’istituzione dei caschi verdi accentuerebbe il processo.
“Nella Lista del Patrimonio mondiale dell’umanità ci sono già 250 tra siti naturali e naturali-culturali e di questi 5 sono in Italia. Poi abbiamo 140 geoparchi globali di cui 10 in Italia; e 669 riserve della biosfera di cui 15 in Italia. Quindi l’Italia non solo ha il maggior numero di siti Unesco, 54, ma ha incluso in questo pacchetto una parte del suo patrimonio verde. Del resto, se consideriamo le varie forme di protezione, possiamo dire che in Italia è tutelato oltre un quarto del territorio”.
Non sempre in maniera così dinamica come lei auspica.
“La nostra è una proposta che serve per un miglioramento complessivo, non vogliamo certo tralasciare i vantaggi che possiamo ottenere in casa”.
Come otterrà i fondi per avviare il progetto?
“I fondi già ci sono. Possiamo utilizzare quelli per la difesa dal cambiamento climatico a cui ci siamo impegnati con l’accordo di Parigi del 2015: difendere e far crescere le aree verdi vuol dire inglobare carbonio negli alberi e dunque sottrarlo all’atmosfera, dove ha raggiunto livelli pericolosi. Inoltre abbiamo sottoscritto l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dobbiamo raggiungere obiettivi come l’integrazione uomo-natura e la conservazione dei grandi ecosistemi senza i quali l’umanità non potrebbe sopravvivere. Si tratta di raccordare gli sforzi in atto e di esportare pratiche di eccellenza. L’Unesco è il luogo di coordinamento ideale per queste attività perché quale arte è più grande della tutela della natura?”.
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