Non tutti sono entusiasti in Valbrenta della possibilità di fondere i Comuni.
Le maggioranze e le minoranze sono divise al loro interno .
A Solagna si sta organizzando il gruppo del No .
Secondo Roberto Ferracin, Stefano Bertoncello e Daniele Andrea Nervo consiglieri di minoranza di Solagna il problema insiste sulla difficile gestione dell’Unione montana, che ha raccolto la gestione di tutti i servizi fondamentali dei Comuni della Valle. Ma che pur essendo viatico alla fusione non lo giustificano.
Ecco il parere dei tre consiglieri :
«I nostri paesi con l’Unione si sono impoveriti – spiegano i consiglieri di minoranza di Solagna -: ci sono meno servizi, meno soldi, si perdono opportunità e andrà sempre peggio. Ci sono una sfilza di esempi: qui non abbiamo i vigili, non c’è un ufficio tecnico, non c’è un servizio al sociale efficace, le scuole presto spariranno e si perdono contributi importanti perché nessuno si prende la briga di partecipare ai bandi. L’ultimo esempio è quello del rimborso all’80% per migliorare gli impianti sportivi, il cui progetto non è nemmeno stato presentato. Poi c’è il problema neve: lo scorso anno le strade di Solagna sono state bloccate per giorni, e non era mai successo. Per non parlare della ciclopista: eravamo l’unico Comune che aveva un progetto e quello attuale, realizzato dall’Unione, ci taglia fuori dai grossi flussi ormai in Valbrenta siamo rimaste le uniche opposizioni a rivestire davvero questo ruolo, in tutti gli altri Comuni invece le partite si giocano a tavolino, non in consiglio Lo abbiamo fatto i vuole fare la fusione per nascondere qualcosa che non ha funzionato, non per fare meglio – commentano -. Noi non siamo gli unici a pensarla così, anche a Campolongo e Valstagna ci sono dissapori, ma nessuno dice nulla e quando lo faranno sarà troppo tardi. Il nuovo Comune unico sarà guidato dalle stesse persone che adesso gestiscono l’Unione: come potrebbe andare meglio? Crediamo poi anche che l’identità dei singoli paesi non verrà tutelata dal nuovo ente. E come potrebbe, se sarà rappresentata da un finto sindaco che di fatto avrà al massimo i poteri di un presidente della Pro loco?».
«Ci opponiamo alla fusione – concludono Ferracin, Nervo e Bertoncello – e stiamo valutando la strada per farlo nel modo più corretto e per informare in maniera adeguata la cittadinanza. Stiamo facendo una scelta che ci impegnerà per il futuro, non solo per i pochi anni in cui ci saranno i contributi- precisa Ferracin, all’epoca vicesindaco del paese – perché ci credevamo, ma i patti erano ben diversi da quelli che poi ci siamo trovati a dover gestire. In primis doveva esserci Pove, il cui contributo avrebbe portato a un deciso miglioramento dei servizi, cosa che poi non è stata perché evidentemente i suoi amministratori sono stati più lungimiranti. Poi avevamo chiesto che il sociale, con i relativi costi, venisse “unito” e quindi spartito da subito, cosa che non è stata fatta.
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